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Cartas-->Carta do filho de uma vítima de Cesare Battisti -- 17/01/2009 - 23:22 (Félix Maier) Siga o Autor Destaque este autor Envie Outros Textos
Carta de uma vítima de Cesare Battisti, o terrorista italiano queridinho de Lula e Tarso Genro


Date: Thu, 15 Jan 2009 10:52:18 -0200

Eis, no original, a carta publicada pelo filho de um dos que foram assassinados pelo terrorista Cesare Battisti, que nossos honoráveis Genro e Greenhalgh elevaram à condição de "preso político", pretexto para negar a sua extradição para a Itália...

Há menos de dois anos, o mesmo Genro tratou de mandar imediatamente de volta a Cuba dois boxeadores que pediram asilo ao Brasil.

O governo italiano deveria romper relações diplomáticas com o nosso desgoverno, onde militam ex-terroristas aos píncaros.

Embora esteja em italiano, acredito que vcs. vão entender a essência, mesmo porque, com a nossa destrambelhada reforma ortográfica, escrever em português, pelo menos para mim, tornou-se mais difícil do que escrever em italiano...

Que governo de caras de pau (ou caras-de-pau?) nós temos!!! Até quando, gente?
Lettera di Adriano Sabbadin ai giornali brasiliani: "Il vostro presidente riveda il divieto di estradizione"


Cesare Barttisti al momento dell`arresto in Brasile

Multimedia

Parla Adriano Sabbadin

ROMA - Non vogliono vendetta ma giustizia i familiari delle vittime di Cesare Battisti. Gridano la loro rabbia per una decisione che giudicano "solo una crudele presa in giro". "Basta belle parole: da oggi servono fatti seri". Chiedono al presidente brasiliano di rivedere la sua decisione di negare l`estradizione all`ex terrorista, e al ministro di Giustizia italiano di intervenire per ottenere "giustizia per i suoi concittadini".

L`appello al presidente Lula, Adriano Sabbadin, figlio di Lino, assassinato da Cesare Battisti nel febbraio di trent`anni fa durante una rapina nella sua macelleria a Santa Maria di Sala, in provincia di Venezia, lo ha affidato ad una lettera aperta inviata ai giornali brasiliani: "Oggi mi sono sentito profondamente ferito dalla decisione del vostro ministro della Giustizia di considerare Cesare Battisti un rifugiato politico. Il fatto che Battisti sia in prigione o meno - scrive ancora Adriano Sabbadin - non mi restituisce mio padre. Ma non c`è mai pace senza giustizia e la mia famiglia non ha avuto giustizia. Oggi non ho parole per esprimere la rabbia e lo sdegno per quella che a messa sembra solo una crudele presa in giro".

Adriano Sabbadin ricorda quel tragico 16 febbraio 1979, quando "sentii dei colpi di pistola rimbombarmi nelle orecchie. Mia madre aveva il grembiule bianco tutto insanguinato e mio padre era a terra, in una pozza di sangue. Dalle testimonianze di un pentito, emerse che Battisti sparò a mio padre i colpi di grazia quando era già stato colpito ed era a terra".

A conclusione della lettera ai brasiliani in lingua portoghese, Sabbadin lancia un appello: "Il vostro ministro ha dichiarato che in Italia agiscono apparati illegali di repressione legati alla mafia e alla Cia e che per questo non può concedere l`estradizione: a me sembra folle. Vi chiedo di far appello al vostro presidente per rivedere questa decisione".

Giustizia la chiede anche Alberto Torregiani costretto su una carrozzella dopo la rapina che costò la vita al padre Pierluigi, il gioielliere ucciso da Cesare Battisti a Milano sempre nel febbraio del `79. "Da Battisti non ho mai avuto un cenno di pentimento né dagli altri del gruppo dei Pac. Il ministro Alfano sa esattamente quello che deve essere fatto: quello che si chiede a lui è di essere più ponderato e deciso per volere la giustizia per i suoi cittadini".

Parlando a Studio Aperto, Torregiani annuncia che "da oggi cambieremo tattica anche noi, figli delle vittime di Battisti. Penso che la giustizia prima poi venga ottenuta. Basta dire solo belle parole: non bastano più. Bisogna fare dei fatti seri e ponderati".

(14 gennaio 2009)


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